Criografie: il lavoro del gelo

NANNI MENETTI

CRIOGRAFIE: IL LAVORO DEL GELO

In questa piccola mostra Nanni Menetti ci offre un saggio, per campioni, del suo lavoro con il gelo naturale. Lavoro che, venuto dopo il lungo periodo dei collage fatti con il materiale di scarto della scrittura (carta carbone, carta assorbente, veline), senza trasgredirne il principio (anche queste infatti sono scritture pur se fatte da una forza diversa dalla mano), ha ormai una storia di più di vent’anni.
Si tratta di una forma tutta nuova di declinare il ready made duchampiano, tesa, nel caso, a riportare alla nostra attenzione la  natura e il bisogno, per noi, di salvaguardarne tutta la sua salvifica e pura (ma proprio salvifica perché pura) creatività.

Le criografie trovano la loro ragion d’essere a tre livelli: nella vita privata dell’artista, nella storia dell’arte nel suo insieme e, infine, nell’uso attualmente distorto che la nostra cultura è arrivata a fare della rappresentazione.

Nel primo livello, con queste criografie permanenti Menetti si risarcisce delle delusioni che provava da piccolo, quando il sole del giorno scioglieva gli arabeschi che il gelo aveva costruito sui vetri della sua camera non riscaldata, di notte, e che a lui piacevano tanto. Nel secondo livello, l’artista ritiene di realizzare a distanza di circa 2500 anni il sogno del pittore greco Zeusi che, come racconta Plinio il Vecchio, ambiva a far sparire la tecnica umana (la rappresentazione) senza rinunciare alla pittura, ciò che le criografie (nella loro ultima fase) sono appunto riuscite a fare. Le criografie danno anche senso a un paradosso: dipingere prima di dipingere. Pongono insomma la pittura prima della pittura per una palingensi totale dell’arte, proponendo una sua ripartenza da zero. Nel terzo e ultimo livello, l’artista si interroga sul concetto di rappresentazione. Menetti, infatti, non espone criografie fotografate, rappresentate, ma proprio le costruzioni del gelo direttamente. Una possibile risposta è che tale processo diventa immediatamente un critica severa dell’uso della rappresentazione che la cultura contemporanea fa di essa nel suo insieme.

Nanni Menetti è un artista emiliano da più di quarant’anni attivo nel campo della poesia e delle arti visive. Ha vinto il Premio nazionale Lorenzo Montano (poesia) nel 1995 e il Premio internazionale Guglielmo Marconi (arti visive) nel 2000. Perno centrale del suo lavoro è l’attenzione alla scrittura sia umana (chiro-grafie) che naturale (crio-grafie). Sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.

A cura di Tomaso Mario Bolis e Sandro Malossini

In collaborazione con Accademia Nazionale di Agricoltura e con il contributo di Emilbanca

La mostra è inserita nel programma di Art City 2015

Inaugurazione venerdì 23 gennaio ore 18.00

il 23 e il 25 gennaio 2015 dalle 12.00 alle 20.00 e il 24 gennaio 2015 dalle 12.00 alle 24.00

Palazzo dell’Archiginnasio – Cubiculum Artistarum, Piazza Galvani 1, Bologna